lunedì 7 dicembre 2015

ICARO, TANIGUCHI & MOEBIUS



Le immagini di questo post sono lo schizzo originario e la cover definitiva di Icaro, un manga non molto noto (ma pubblicato in Italia, da Coconino), un esperimento di portata internazionale purtroppo penalizzato dal fatto di essere rimasto incompiuto, o quantomeno terminato frettolosamente per dargli una parvenza di finale. Un volume che porta la firma di due delle più splendenti stelle del firmamento fumettistico: Moebius (ai testi) e Jiro Taniguchi (ai disegni). Tra l’altro, ho un personale legame sentimentale con quella storia. Ritengo, infatti, di essere stato il primo uomo al mondo a visionarne le tavole iniziali. Un fatto dovuto al caso. Durante uno dei miei primi viaggi in Giappone (se non ricordo male era il 1997), avevo chiesto a Kodansha di poter incontrare Jiro Taniguchi, autore ancora sconosciuto in Europa ma da me già apprezzato, soprattutto per il suo “L’uomo che cammina”. Taniguchi accettò e mi diede appuntamento in un bar di Tokyo. Aveva con sé una grande cartelletta dalla quale estrasse, con somma gioia delle mie pupille, alcune tavole a matita di una nuova storia che stava portando alla redazione del settimanale Comic Morning per mostrargliele. Erano le prime pagine di Icaro e tra loro spiccava una spettacolare doppia tavola con vista dall’alto di Tokyo. Mi venne spiegato che si trattava di una storia scritta da Moebius, aumentando così il mio entusiasmo. In quegli anni la rivista Morning, grazie al suo direttore Yoshiyuki Kurihara e a un manipolo di redattori (tra cui il bravissimo Tsutsumi) conduceva un esperimento unico per il Giappone, ospitando artisti da tutto il mondo, cosa davvero inusuale per un mercato decisamente restio ad accettare gaijin (“stranieri”). Infatti, le vendite calarono e Morning cambiò rotta chiudendo le porte agli stranieri. Secondo quanto raccontato da Igort (artista italiano che partecipò a quella avventura) Icaro venne interrotto per questo motivo. Inoltre racconta sempre Igort, “tempo dopo, la Coconino (casa editrice di Igort, ndr) organizzò un meeting a Parigi tra Taniguchi e Moebius. Era presente anche il nuovo editor di Taniguchi della Shogakukan. L’editor era disponibile nel caso l’autore volesse. Si parlò di riprendere il progetto e di ultimarlo, ma ebbi la percezione che Taniguchi avesse altre priorità.” Secondo la mia esperienza si trattò di una risposta evasiva, tipica dei giapponesi, per non sembrare maleducati. Non credo che Taniguchi volesse proseguire e non credo che volesse farlo nessun editor giapponese. Avevo infatti parlato con diversi editor Kodansha e tutti erano molto infastiditi dai ritardi nelle consegne di Moebius. Poiché non concepivano alcuno spostamento delle deadline, figuriamoci se potevano accettare attese di molti mesi. Il romantico concetto di artista sregolato potrà essere apprezzato nelle boulevard parigine, ma certo non lo è negli uffici editoriali di Tokyo, dove da quel momento Moebius non fu più ben visto.

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